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Ma le tue feci che forma hanno?
Ora, mantenendoci a distanza di sicurezza, ci avviciniamo al mucchietto misterioso. Componenti Molti pensano che le feci siano costituite soprattutto da quel che hanno mangiato. Non è vero! Le feci consistono per tre quarti d'acqua. Ogni giorno perdiamo circa 100 millilitri di liquidi. Durante un processo digestivo completo l'intestino ne assorbe dagli 8 ai 9 litri circa. Quel che vediamo nel water è dunque il risultato di un processo di assoluta efficienza, anche per quanto riguarda il contenuto d'acqua. Se le feci possiedono un quantitativo d'acqua ottimale, sono abbastanza morbide da trasportare in tutta sicurezza all'esterno gli scarti del nostro metabolismo. Un terzo delle componenti solide sono batteri. Hanno portato a termine il proprio lavoro come flora intestinale e ora smettono di svolgere un servizio attivo. Un altro terzo è costituito da fibre vegetali non digeribili. Più verdura o frutta mangiamo, più i mucchietti saranno voluminosi. Dai normali 100 - 200 grammi di escrementi al giorno, si può dunque arrivare a produrne 500 grammi. L'ultimo terzo è un miscuglio di cose. Consiste di sostanze di cui l'organismo vuole liberarsi, come per esempio rimasugli di farmaci, pigmenti o colesterolo. Colore La pigmentazione naturale delle feci umane varia dal marrone al marrone giallognolo, anche se non abbiamo mangiato nulla di quel colore. Lo stesso vale per l'urina, che tende sempre al giallo. Questo dipende da una sostanza molto importante che produciamo ogni giorno: il sangue. Ogni secondo vengono create 2,4 milioni di cellule ematiche nuove. Nel frattempo, però, ne vengono distrutte altrettante. La pigmentazione rossa iniziale passa al verde poi al giallo (il fenomeno si osserva anche quando si prende una botta e il livido bluastro muta colore con il passare del tempo). Una piccola parte di giallo viene eliminata direttamente con urina. La maggior parte passa dal fegato all'intestino. Qui i batteri possono introdurre un'altra pigmentazione: il marrone. Saper riconoscere le cause delle varie tonalità di colore dei nostri escrementi può essere estremamente utile. MARRONE CHIARO A GIALLO Questa tonalità può derivare dalla sindrome di Gilbert, patologia benigna in cui l'efficienza dell'enzima che controlla la scomposizione del sangue è ridotta al 30% delle sue potenzialità. Di conseguenza, arrivano meno pigmenti all'intestino. La sindrome riguarda l’8 per cento della popolazione, dunque è piuttosto diffusa. La colorazione gialla degli escrementi può derivare anche da problemi legati ai batteri intestinali: se questi non lavorano bene, non generano neppure la pigmentazione marrone. L'assunzione di antibiotici o la diarrea possono compromettere la produzione di pigmenti. DA MARRONCINO CHIARO A GRIGIO Quando i dotti che collegano fegato e intestino si bloccano (perlopiù dopo la Cistifellea), è possibile che i pigmenti del sangue non arrivino alle feci. Avere i dotti bloccati non è mai un buon segno; appena si notano tonalità grigiastre è dunque il caso di andare dal medico. NERE O ROSSE II sangue coagulato è nero, quello fresco è rosso. Stavola non si tratta però solo della pigmentazione che può diventare marrone. Questi due colori denotano la presenza di intere cellule del sangue. Se si hanno le emorroidi, tonalità rosso chiaro non destano ulteriori preoccupazioni. Qualsiasi sfumatura più scura deve essere sottoposta all'esame del medico, a meno che il giorno prima non si siano mangiate barbabietole rosse. Ma che forma ha la mia cacca? La scala delle feci di Bristol esiste dal 1997. Non è poi così tanto i tempo, se si considera che è da molti milioni di anni che esistono gli escrementi. La scala mostra sette diversi tipi di consistenza e può tornare molto utile, perché la maggior parte della gente non parla volentieri dell'aspetto della propria cacca. Non ho niente da ridire su questo tipo di omertà; in fondo, non è necessario parlare proprio di tutto. II problema è che le persone che presentano feci sane sono convinte che sia tutto perfettamente normale. Le hanno sempre viste così. Una buona digestione, che culmina in feci dal contenuto idrico ottimale, corrisponde al tipo 3 e 4. Le altre forme non dovrebbero essere all'ordine del giorno. Se invece lo sono, è il caso di rivolgersi a un buon medico per individuare eventuali intolleranze alimentari o problemi di stipsi. La versione originale della scala delle feci è stata realizzata dal medico inglese dottor Keri Heaton. Tipo uno: palline separate tra loro dure come noci difficili da espellere Tipo due: a forma di salsiccia ma grumose Tipo tre: a forma di salsiccia ma con crepe in superficie Tipo quattro: a forma di salsiccia o serpente lisce e morbide come dentifricio Tipo cinque: pezzi morbidi separati fra loro e dei bordi ben definiti Tipo sei: pezzi soffici dei bordi frastagliati e pastosi Tipo sette: feci acquose senza pezzi completamente liquide Il tipo di feci che produciamo può dare un'idea sulla lentezza con cui il nostro intestino trasporta i componenti indigeribili dell'alimentazione. Per il tipo 1, i resti della digestione impiegano circa cento ore (stipsi), per il tipo 7 intorno alle dieci ore (diarrea). Il tipo 4 è considerato il più vantaggioso, perché presenta un rapporto ottimale fra liquidi e solidi. Chi trova il tipo 3 o 4 nel water, può anche osservare quanto impiegano i pezzi ad affondare nell’acqua. Le feci non dovrebbero raggiungere immediatamente il fondo della tazza, perché in tal caso può essere che contengano ancora troppe sostanze non del tutto digerite. Se invece gli escrementi non affondano così in fretta, significa che contengono piccole bolle d'aria che li fanno galleggiare. Questo dipende dalla presenza di batteri intestinali solitamente molto utili e, se per il resto non si soffre di flatulenza, è un buon segno. Cari lettori, ecco terminata la piccola lettura sulle feci. Fonte Giulia Enders – L’intestino felice , Dottor Keri Heaton Vuoi un percorso personalizzato? ​Contattami
Il muscolo dai mille dolori
Lo sapevi che respirare meglio significa guarire da un bel po' di problemi? Vi presento un caso quotidiano dove molti di voi forse si rispecchieranno. Maria “un nome inventato” di 42 anni, ha un dolore nella zona lombare; il suo medico ha già confermato l’inesistenza di patologia meccanica e articolare. quindi nessuna ernia o sciatalgia. Dopo averla ascoltata, si evince che lavora sempre seduta, per diverse ore al giorno, con persone e colleghi non troppo simpatici e ha un capoufficio che le crea STRESS e TENSIONI. Le tensioni agiscono, in maniera negativa, soprattutto sul DIAFRAMMA e sul COLLO. Infatti maria sente fastidio al collo ed ogni tanto ha bisogno di rilassare i trapezi e le spalle. Ma con il passare del tempo il collo, per evitare il dolore provocatogli dal movimento, si è irrigidito al punto che ora ruota molto meno. Ogni volta che Maria deve girarsi indietro per comunicare coi suoi colleghi, per fare manovra in auto, per spostare oggetti da un ripiano ad un altro, non riesce più ad eseguire il movimento corretto, perché il collo è ormai bloccato, trovandosi costretta a ruotare contemporaneamente collo-spalle-schiena (zona lombare). Tale zona infatti, pur avendo un grado di mobilità sufficiente per fare un movimento rotatorio, non può soddisfare come "supplente" tutti quei movimenti (non di sua competenza), che sono necessari ad un corpo in condizioni normali per affrontare le azioni quotidiane. Per tale ragione, la Zona Lombare comincerà a soffrire per un carico di lavoro eccessivo, quindi non tarderanno ad arrivare inevitabili Dolori da Sovraccarico e da Usura. Cosa fare in questa situazione?Potenziare la zona lombare con esercizi ginnici, comprimendo in tal modo ancora di più le articolazioni? ☑ Massaggiare la zona dolorosa? ☑ Fare infiltrazioni? ⏩ NO, niente di tutto questo! Nel nostro caso, dovremo orientarci su esercizi che restituiscano mobilità ed elasticità al collo: che allentino le tensioni eccessive; che permettano a Maria di riprendere a RESPIRARE NORMALMENTE durante la giornata nonostante i problemi che le si presentano. In altre parole, dobbiamo riequilibrare le sue tensioni e migliorare la sua postura; educarla a non cadere più vittima dello stress e a gestire meglio la sua gestualità. Come agire in primis? RILASSIAMO il Diaframma. Il diaframma infatti, quando è teso, è in grado di disturbare molti organi e muscoli ad esso collegati, quali addirittura il Cuore, a cui è attaccato grazie ad un potente legamento, causando di sovente dolori che non sussistono per cause inerenti a patologie cardiache. Può disturbare la Digestione, essendo letteralmente a ridosso dello stomaco e del fegato.Un diaframma molto teso e corto, inserendosi con i suoi potenti pilastri muscolari fino alla zona lombare, può scatenare Lombalgie e può addirittura irradiare problemi fino alla zona Cervicale, a causa di alcuni muscoli che lavorano al suo posto quando questo è troppo irrigidito. Diaframma e Cuore si assomigliano: hanno iniziato il loro percorso ritmico ed incessante con l'inizio della vita e non possono fermarsi se non per pochi istanti. Vuoi un percorso personalizzato? ​Contattami
La storia di Luca (-26kg)
Professione cuoco Daniele ha segnato per me un enorme cambiamento da tutti i punti di vista: attentissimo e scrupoloso, ma soprattutto mi ha sempre dato la giusta carica per ottenere i risultati prefissati. Il mio percorso con “il metodo” di Daniele Esposito, mi ha portato oggi (luglio 2017) a perdere 20 kg! Un risultato che nemmeno io all'inizio (Febbraio 2017) mi aspettavo ma che, con il passare del tempo , le giuste motivazioni, la professionalità di Daniele e del suo staff ho raggiunto facilmente. E non c'è cosa più bella, vi assicuro, di essere ripagato dei sacrifici fatti nel corso del tempo. Luca Grimaldi Vuoi un percorso personalizzato? ​Contattami
Vuoi dormire meglio?
I segreti di un buon sonno Dormire bene di notte è cosi importante da indurre a pensare che sia del tutto normale cercare la posizione più comoda possibile. Tuttavia, una posizione scorretta può essere dannosa. Bisogna evitate di dormire in posizione che vi obbliga a girare la testa di lato per respirare, ruotando il collo in modo innaturale. Inoltre, se la testa poggia sul cuscino si inclina la colonna vertebrale e si esercita pressione sui dischi intervertebrali e sulle faccette articolari, pure sui muscoli e legamenti del collo e delle spalle. Un'eccessiva sollecitazione di queste parti può inasprire eventuali problemi al collo già esistente o predisporre a traumi futuri. Talvolta le abitudini del sonno dipendono da stati dolorosi, e in taluni casi l'uso di cuscini può essere d'aiuto. Se soffrite di lombalgia, dormire su un fianco può risultare più confortevole con un cuscino tra le gambe se invece preferite stendervi sulla schiena, collocati il cuscino sotto le ginocchia. Se soffrite di dolori ad una spalla, coricatevi sul lato sano e appoggiare il braccio dolorante su uno o più cuscini davanti a voi. Molti si svegliano col torcicollo a causa di un cuscino inadatto o mal posizionato. Quando dormite sul fianco, il collo necessita di un sostegno affinché la testa possa poggiare in posizione stabile e neutra. Senza questo sostegno il collo si inclina verso il basso e induce la spalla a incavarsi comprimendo i nervi e i vasi sanguigni e causando dolore al collo e al braccio. Appoggiare tutto il collo sul cuscino anziché soltanto la testa: in questo modo procurerete sostegno all’intera area dall'estremità della spalla fino alla base del cranio. A questo scopo si adattano bene cuscino ortopedici o imbottiti di piume. Altrettanto importante è la misura in cui materasso accoglie il corpo: la maggior parte le persone dice di preferire un materasso rigido: ma se ci si corica di fianco su una superficie rigida, l’estremità della spalla e dell’anca esterna sono particolarmente sollecitate perchè devono sorreggere il peso dell’intero corpo. Una superficie leggermente più soffice consente al corpo di affondarmi il materasso con conseguente riduzione della sollecitazione su una spalla e anca e ma tutte le parti intermedie. Bibliografia Christian Bud osteopata Londra Vuoi un percorso personalizzato? ​Contattami
Olio di pesce come antinfiammatorio
L'olio di pesce utile per chiudere la porta alle infezioni? Un recente rapporto diffuso dall’università di Aberdeen, indica che 8 settimane di integrazione con olio di pesce possono influire sulla risposta immunitaria post esercizio. L’olio di pesce ricavato dai tessuti dei pesci d'acqua fredda contiene acidi grassi come omega 3, acido eicosapebtaenioco (epa) e acido docosaesanieico (dha) , essenziali per il buon funzionamento del nostro corpo. Secondo le ricerche, gli integratori di acidi grassi omega 3 possono contribuire a mantenere bassi i livelli di trigliceridi nel sangue, proteggere le articolazioni attenuando i fenomeni infiammatori e forse persino prevenire numerose malattie, e più precisamente le patologie cardiovascolari e diabete. Oggi c'è un crescente interesse per interventi nutrizionali che possono garantire la funzione immunitaria degli individui attivi e atleti nelle ore successive la seduta intensa di esercizio fisico. L'immunodepressione post allenamento “una porta aperta all'infezione”, è un indebolimento delle difese dell'organismo contro gli agenti patogeni (Microorganismi nocivi) nelle 3/72 ore che seguono un pesante allenamento. Ecco perché i potenziali benefici dell'olio di pesce nel contrastare gli effetti immunodepressi dell'esercizio rivestono così tanto interesse. Confrontando l'integrazione di olio di pesce con quello di olio d’oliva, lo studio ha rilevato come il primo fosse associato ad un incremento dell'attività citotossica delle cellule natural killer e della produzione di cellule mononucleate periferiche dopo l'esercizio fisico. Lo studio di intervento ha esaminato gli effetti di 8 settimane integrazione di olio di pesce sulla risposta immunitaria dell'unica sessione di esercizio fisico. Sedici individui maschi sono stati assegnati casualmente a due gruppi: un gruppo è stato tratto con 3 g / die di olio di pesce e l'altro con 3 g / die di olio d'oliva. Si trattava di uno studio doppio cieco in cui nei partecipanti di osservatori erano a conoscenza del tipo di trattamento utilizzato. Nel corso della prima visita, tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad un test di esercizio massimale mentre la seconda visita prevedeva una seduta di resistenza di un’ora su un ciclo ergometro al 70% del Vo2 max. I prelievi di campioni ematici sono stati effettuati prima dell'integrazione, prima dell'esercizio fisico dopo la somministrazione dell’integratore, immediatamente dopo l'esercizio fisico e sia un'ora che tre ore dal termine dell'esercizio fisico. Sono state condotte ovviamente analisi relative a vari parametri immunologici. Conclusioni È possibile che l’olio di pesce rafforzi la funzione immunitaria e, di conseguenza, potrebbe rilevarsi utile immediatamente dopo l'esercizio fisico. Potrebbe essere d'aiuto anche in periodi di allenamento che impongono al corpo forti stress fisiologici ad esempio quando si aumenta il volume di lavoro. L'integrazione di omega 3 deve fornire almeno 2 g di EPA al giorno potrebbe e potrebbe essere utile dunque a chi ha difficoltà negli allenamenti e a chi vuole dimagrire in modo intelligente. biblografia Gray P , Gabriel B Fish oil supplements augments post excercise immune fuction in young males. Vuoi un percorso personalizzato? ​Contattami
Troppo sale?
Troppo sodio può diminuire il calcio L'eccesso di sodio assunto tramite la dieta viene eliminato con l'urina e, ma una nuova ricerca indica che questo processo avrebbe un effetto collaterale devastante. Lo studio ha dimostrato che l'escrezione del sodio è accompagnata dall’escrezione del calcio. Immagina che basse concentrazioni di calcio sono associate ad una ad un maggior rischio di osteoporosi calcoli renali, due disturbi la cui diffusione in aumento livello mondiale forse proprio per il crescente consumo di alimenti lavorati e salati. Ecco perchè bisognerebbe evitare l’aggiunta di sale a prescindere. Vuoi un percorso personalizzato? ​Contattami Daniele Esposito
Non serve fare 5 pasti al giorno se…
Non serve fare cinque pasti al giorno se... Per mantenersi sani e dimagrire non basta mettere nel piatto i nutrienti indispensabili e mangiare 5 volte al giorno, bisogna anche saper soddisfare le necessità dell’organismo nel momento giusto, perché è regolato su un ritmo esatto che viene studiato dalla cronobiologia (scienza che analizza le fluttuazioni periodiche di funzioni e parametri biologici negli organismo viventi). È necessario che comprenda che devi sottostare a ritmi naturali essenziali, i cicli circadiani (ovvero che durano un giorno), che ti obbligano a rinnovare l’apporto alimentare ogni 24 ore. Il nostro corpo ovviamente ha bisogno di nutrimento in questo lasso di tempo. Deve ubbidire alle leggi naturali che regolano gli orari appropriati per consumare i pasti e i differenti nutrienti, insomma non troppo tardi ne troppo presto, dobbiamo per forza mangiare all’ora giusta. Dalle 12 alle 20 il corpo si trova al massimo delle sue capacità per nutrirsi e digerire gli alimenti, dunque è il momento migliore per assumerli, il tempo ideale per assimilare grazie all’intensa attività della apparato digerente, fegato e reni. È in questo periodo che vanno consumati pranzo e cena, quando si mette in moto il lento lavoro per smontare gli alimenti e ricostruire le sostanze nutritive. Per essere utilizzati dall’organismo gli alimenti devono essere trasformati, ossia metabolizzati per estrarne le sostanze nutritive. Il prodotto di questa degradazione produce degli scarti che devono essere eliminati. Ragione per cui la fase mattutina dell’eliminazione è cosi importante. L’alimentazione moderna produce una quantità più o meno abbondante di scorie acide: oltre un certo limite, gli acidi accumulati provocano una gelificazione del liquido mesenchimale incompatibile con un suo corretto funzionamento. Prima dell’eliminazione c’è la fase della rigenerazione che inizia intorno alle ore 20:00. Il flusso di sostanze nutritive diminuisce, il moro assorbimento e la digestione sono stati assicurati, quindi il processo metabolico di modifica per dedicarsi alla rigenerazione cellulare, che si protrae fino alle 4:00 del mattino. La rigenerazione cellulare avviene durante la notte, quando l’organismo è in una condizione di riposo e di digiuno. In questa fase, le sostanze nutritive assunte attraverso gli alimenti vengono utilizzate per produrre nuove cellule o nuovi costituenti cellulari, oppure per riparare le strutture danneggiate dovute anche ad un eventuale allenamento. In questo periodo avrai una diminuzione della temperatura corporea da 37° circa a 36°. Un consiglio per favorire la rigenerazione è non mangiare durante la notte. Dopo le 4 del mattino inizia la fase dell’eliminazione, che dura circa otto ore e termina alle 12.00. la priorità del corpo diventa liberarsi dei residui tossici. Per assecondare tale fase e facilitare l’espulsione delle tossine ti consiglio di mangiare a colazione alimenti che facilitano l’espulsione, come succhi, tisane, tè verde, frutta fresca e soprattutto acqua. Purtroppo buona parte delle persone che finora ho conosciuto, non segue la cronobiologia né la scansione del giorno nelle tre fasi che ho descritto. Vuoi un percorso personalizzato? ​Contattami Daniele Esposito
Forza Gialla
Cinque cose da sapere su questa panacea per i muscoli 1. Rocky non aveva idea di cosa facesse: ingurgitare uova crude non è certo il metodo ideale per aumentare l'ipertrofia muscolare, senza contare il rischio di salmonellosi. La scienza dimostra che la biodisponibilità delle proteine nelle uova cotte è del 91%. La Biodisponibilità (capacità del corpo di utilizzarle) delle proteine delle uova crude è pari alla metà. 2. Oltre a contenere i 5 gr di grassi e 186 mg di colesterolo dell'uovo, il tuorlo contiene circa la metà dei suoi 6 gr di proteine insieme al ricco patrimonio di aminoacidi e vitamine A, B, D, Ee K. Ecco perché molti pesisti prendono uova intere insieme agli albumi. 3. ll Tuorlo contiene colina elemento nutritivo essenziale per il mantenimento strutturare delle cellule cerebrali e dei neurotrasmettitori. 4. L'esile filamento bianco collegato al tuorlo si chiama calaza e protegge il tuorlo tenendolo in posizione all'interno del guscio 5. Il colore del guscio dell'uovo non determina nessuna differenza nutrizionale di questo alimento dipende semplicemente dalla razza di gallina che lo ha deposto. Per soggetti che si allenano frequentemente anche solo 2 volte a settimana, io consiglio sempre di mangiare 2 3 tuorli a settimana insieme all'albume in una bella frittata magra. Vuoi un percorso personalizzato? ​Contattami Daniele Esposito
Conservare le proprietà nutritive
TRUCCHI PER NON PERDERE LE PROPRIETÀ NUTRITIVE DEI CIBI Una corretta alimentazione si basa anche sulla possibilità di usufruire delle proprietà nutritive dei cibi a vantaggio del nostro organismo. Si tratta di un punto fondamentale per assicurare il nostro benessere. Ecco perché questo fattore non deve essere sottovalutato, ma anzi si devono adottare tutti quei metodi adatti a fare in modo che gli alimenti che consumiamo possano apportare al nostro corpo tutte le sostanze, di cui abbiamo bisogno. Questo significa pensare alla nostra salute soprattutto in termini di prevenzione, perché la carenza di alcune sostanze è alla base di diverse malattie. Ma come fare nel concreto? Scopriamo insieme alcuni trucchi molto utili. 1) CONSUMO RAPIDO E’ importante consumare il più presto possibile gli alimenti che abbiamo comprato. L’ideale sarebbe fare la spesa ogni giorno, per avere sulla nostra tavola sempre cibi freschi. Tuttavia ciò non è sempre possibile, soprattutto per problemi di tempo. Per questo motivo siamo costretti a ricorrere a delle alternative. Da questo punto di vista molto utile è la conservazione corretta degli alimenti: questi ultimi devono essere collocati al fresco e consumati nel giro di quattro giorni. Se non possiamo fare in questo modo, abbiamo a disposizione l’opportunità dei surgelati. 2) SUCCO DI LIMONE Con la cottura può accadere che alcuni cibi perdano parte delle loro sostanze nutritive. Possiamo evitare che ciò accada, ricorrendo ad un trucco molto facile. Si tratta di aggiungere all’acqua di cottura, anche per esempio delle verdure, del succo di limone. Se si rende più acido l’ambiente di cottura, si evita che molti nutrienti si disperdano. 3) UTENSILI DA USARE Un’altra strategia molto importante, per fare in modo che i cibi conservino intatti i loro valori nutrizionali, è quella di usare gli utensili giusti. A questo proposito va detto che, quando tagliamo la frutta o la verdura, non dovremmo mai usare coltelli d’acciaio. Con questi si corre il rischio che la parte tagliata dei cibi divenga più soggetta all’ossidazione. Sono invece da preferire gli utensili in ceramica oppure quelli in plastica. Magari risulteranno più scomodi, però sicuramente ci aiuteranno a proteggere di più ciò che mangiamo. 4) COTTURA SENZA TAGLIARE La regola principale sarebbe quella di evitare completamente di tagliare i cibi. Basti pensare che, se procediamo a cuocere gli alimenti, si rischia di perdere fino al 25% dei sali minerali e delle sostanze che essi contengono. Questo pericolo si può evitare cuocendo i prodotti interi, evitando così che i nutrienti si disperdano nell’acqua di cottura. Meglio rompere il cibo soltanto nel piatto. Vuoi un percorso personalizzato? ​Contattami Daniele Esposito
Lo sapevi che le carote vanno mangiate con moderazione?
L'indice glicemico Spesso noto che molte persone ancora guardano le calorie dei cibi e preferiscono alimenti con pochissime calorie come barrette fitness / gallette di riso, sperando di non ingrassare, senza conoscere ovviamente indice glicemico. Facciamo ancora una volta luce su questo argomento e su dove orientare la scelta per fare in modo di ingerire cibi che vi mantengano sani e che non vi facciano ingrassare. L’indice glicemico di un alimento indica la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all'assunzione dello stesso. Minore è l’indice glicemico, minore è lo sbalzo glicemico che induce e la risposta insulinica conseguente. E sapete cosa succede nella maggior parte delle persone se si stimola spesso l’insulina? Si ingrassa!!! Infatti in parole povere più è basso l’indice glicemico, meno si ingrassa,; viceversa, più è alto indice glicemico più è facile ingrassare. Questa azione di incremento glicemico è molto pronunciata nei carboidrati, mentre al contrario è estremamente bassa nelle proteine e nei grassi. Esistono tantissime tabelle dove poter vedere l’indice glicemico di qualsiasi alimento, dove il parametro viene calcolato in percentuale e paragonato al glucosio = 100. Troverete infatti alimenti come le carote = ig 135, cereali da colazione ig= 121 , patate ig = 105 , banana ig = 90 zucchero ig = 91 che solitamente consumante credendo di mangiare bene, invece state ingerendo cibi lontanissimi da una sana alimentazione. Le diete con basso indice glicemico determinano comunque alcune condizioni organiche importanti : • Diminuiscono la massa grassa • Mantengono la massa magra • Migliorano i lipidi plasmatici • Diminuiscono l’assunzione volontaria di cibo Ingerendo un alimento con alto ig insieme ad un grasso, tipo le mandorle, l’indice glicemico dello primo alimento si abbassa di conseguenza. Ecco perché nei miei percorsi alimentari concludo ogni pasto importante con una porzione di mandorle. Lo scopo è ottenere una calma insulinica per evitare sbalzi glicemici e non indurre meccanismi che portano ad ingrassare. L’indice glicemico si riduce anche quando si aggiungono proteine a un determinato cibo. È doveroso ricordare che per l’attivazione del meccanismo insulinico è importante il carico glicemico degli alimenti che si assumono, quindi la quantità degli stessi che viene ingerita ad ogni pasto. Vuoi un percorso personalizzato? ​Contattami Daniele Esposito
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